Site logo
Location
Descrizione

    Il nome di Scicli

La tentazione di attribuire al nome di Scicli un'origine preistorica è forte, visto che in dialetto la città si chiama Scìculi e l'assonanza con gli antichi Siculi è molto convincente. È un fatto però che nessuno storico antico ne parla, mentre la prima testimonianza, come per Ragusa, è del geografo Arabo Idrisi. Sarebbe un nome Arabo dunque? Può essere. Uno studioso infatti ha recentemente notato che a Tunisi esiste una fortezza chiamata Shikly (si legge Scicli). Quale meraviglia che gli Arabi abbiano voluto battezzare il castello di Scicli col nome di una fortezza a loro nota? Scicli nel Medioevo Scicli forse, dunque, fu città in parte anche musulmana, oltre che cristiana ed ebrea, ma una cosa è certa: dopo la conquista dei Normanni, divenne e rimase per secoli un avamposto della Contea di Modica nella lotta contro i Saraceni. Il suo castello ospitò per mezzo millennio un congruo contingente di soldati. A Scicli facevano capo le torri di guardia disseminate lungo il litorale, pronte ad avvisare in caso di scorreria piratesca o di un'invasione. La patrona della città divenne, ed è ancora, la cosiddetta Madonna delle Milizie, rappresentata a cavallo con la spada sguainata, ovviamente contro gl'infedeli. Bisogna dire che la statua di una Madonna così bellicosa, come si può ammirare nella Chiesa Madre di Piazza Italia, è uno spettacolo davvero curioso. La città, all'epoca, era arroccata sullo sperone di roccia su cui ora sorge la grande Chiesa (oggi dismessa) di san Matteo. Dominava il paese uno strano castello a pianta triangolare e ai suoi piedi un abitato rupestre che assomigliava non poco ai Sassi di Matera: in piccolo, però. Il quartiere rupestre, oggi abbandonato, si chiama Chiafura e può essere in parte visitato.

   Scicli e gli Spagnoli

Quando la corona Aragonese si unì a quella di Castiglia, la coppia Reale, Ferdinando e Isabella, decretò l'espulsione degli Ebrei da tutti i loro domini (1492). Gli Ebrei di Scicli, a migliaia, dovettero svendere tutto quello che avevano e abbandonare l'Isola. Molti allora si convertirono al cristianesimo, ma servì a poco: qualche anno dopo, infatti, il decreto di espulsione colpì anche i convertiti. Uno di essi, però, Pietro di Lorenzo, detto Busacca, reagì a questa tragedia con un'idea geniale. Dotato di cospicue sostanze, si spogliò dei suoi beni e li destinò a una fondazione benefica, che aveva lo scopo di riscattare gli Sciclitani rapiti dai pirati e dotare le ragazze cittadine bisognose e virtuose. La fondazione ebbe una struttura così solida che non poterono depredarla né gli Spagnoli né i regnanti che si succedettero nei secoli, compresi i Savoia. Gli effetti furono mirabili. Scomparve la prostituzione a Scicli, perché le ragazze divennero in massa virtuose e dotate, dunque da sposare. La fondazione costruì un ospedale (l'ospedale Busacca, appunto), uno dei più belli della Sicilia del primo Novecento. Finanziò lavori di fognatura e pavimentazione. In piazza del Carmine, edificò un palazzo, per ospitare la propria sede. E infine, la conseguenza più strabiliante: ogni domenica di Pasqua, la statua di Cristo risorto, portata a spasso per il paese dai giovani locali, saluta con un inchino la statua di Busacca, in segno di amicizia. Divertente ironia della Storia Sciclitana: nella cattolicissima Scicli, il Cristo si inchina davanti a un Ebreo.

   Il terremoto del 1693

Come a Ragusa, a Noto e in tutte le città della Sicilia orientale, il grande terremoto del 1693 fu una tragedia immane ma anche un potente stimolo a rinnovare l'aspetto degli edifici più importanti. Il risultato della riscostruzione fu la fioritura di un'edilizia caratterizzata da un tardo barocco fantasioso e originale. È da notare che la ricostruzione si protrasse per due secoli, fino alla fine dell'Ottocento, sempre con questo stile, che era evidentemente entrato nel DNA delle maestranze locali. Questo contribuì a dare un aspetto uniforme ed elegante alla città.

   Le acropoli barocche

Scicli è costruita nel punto in cui tre "cave" (vallate rocciose) si incontrano, formando tre speroni di roccia. Sopra ciascuno di essi sorge una chiesa in posizione scenografica. È per questo che lo scrittore Elio Vittorini, sciclitano d'adozione, ha parlato di "acropoli barocche".

   L'acropoli e la sua sorgente

Quella centrale, dove sorge la Chiesa sconsacrata di san Matteo e si trovano le rovine del castello, è quella che maggiormente risponde al concetto greco di "acropoli". La collina, infatti, era fortificata e aveva in più una risorsa strategica: una scala intagliata nel cuore della roccia che scende fino alla strada sottostante. Nel fondo, si trova una sorgente di acqua potabile che ancor oggi è visitabile. Per vedere la sorgente e la scala, si entra da via Dolomiti in una caverna che oggi è adibita a presepe permanente. Accanto all'ingresso, in un altro locale ricavato da una grande spelonca, si trova un ristorante molto frequentato per la bontà della sua cucina e l'originalità dell'ambiente. Il suo nome, ovviamente, è "La grotta".

   San Bartolomeo e il suo presepe

Un secondo presepe permanente, di dimensioni inconsuete, si trova nella chiesa di San Bartolomeo, situata nel fondovalle della cava adiacente (via San Bartolomeo). La facciata della chiesa, inserita nell'arco formato dai gradoni rocciosi della valle, è uno spettacolo che da solo può valere un viaggio a Scicli.

   I luoghi dello struscio

A Scicli, come in ogni città del Mediterraneo, la passeggiata del dopocena è un obbligo sociale. I luoghi dello struscio sono due a Scicli: la piazza Italia e la via Mormino Penna. La prima è una delle piazze più belle della Sicilia: comoda, scenografica, servita da bar e pasticcerie e soprattutto sovrastata dalla visione onirica della Chiesa di san Matteo che si libra a mezz'aria. Nelle sere d'estate è delizioso lo "sgriccio" che si beve al chiosco in fondo alla Piazza: si tratta di una spremuta di limone e soda con l'aggiunta di sale. Lì a fianco si affaccia la Chiesa Madre, che ospita la famosa statua della Madonna a cavallo. Due isolati più a sinistra, guardando San Matteo, si trova la via Mormino Penna, affollata di Chiese, bar, ristoranti e negozi. Il motivo d'attrazione per molti forestieri, comunque, è l'edificio del Comune, che è stato per venti anni il luogo in cui era ambientato il commissariato di Vigata. Insomma, questa è una delle mete irrinunciabili per i nostalgici di Montalbano.

   Motivi per andare a Scicli

Vedere una Madonna con la spada in mano su un cavallo. Vedere due presepi permanenti di grandi dimensioni. Visitare le acropoli barocche. Visitare il quartiere rupestre di Chiafura. Vedere Chiese "oniriche": san Bartolomeo e san Matteo. Vedere, la domenica di Pasqua, il Salvatore che saluta Busacca. Comprare in pasticceria i "mustazzola" doc: mosto, miele, nocciole tritate. Comprare dal panettiere il "pane cucciddatu": pane e pezzetti di salsiccia. Bere lo "sgricciu" quando fa un gran caldo.

Testi prof M. V.

Provincia
  • Ancora nessun commento.
  • Aggiungi una recensione
    it_ITIT_IT