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Descrizione

Geografia di Modica
L'attuale centro cittadino ha come asse viario il corso Umberto I°, la via che occupa il percorso dell'antico fiume, tuttora esistente ma intubato. Altre vie confluiscono nel corso, formando con esso una doppia Y. La topografia di questa parte antica è singolare: chi passeggia nel Corso può vedere la Città svilupparsi in altezza sia a destra che a sinistra e con uno sguardo può constatare che, ovunque vada, il centro storico è a soli 200 metri dalla periferia. Ai lati di questa strada di fondovalle, si stagliano svariate colline rocciose su cui si inerpicano case, palazzi e chiese; più sopra, alberi e rocce.
Qualunque Modicano, dunque, vive a pochissima distanza sia dalla campagna sia dal corso principale.

Il Corso Umberto I°
Lo struscio, i bei negozi, i bar dove gustare i cannoli, i ristoranti, gli uffici e le scuole, tutta la vita sociale insomma, si svolge nel corso. Nella confluenza dei due bracci della prima Y, è rimasta sul muro di una casa la sagoma dell'onda mostruosa che spazzò il paese il 26 settembre del 1902: non ci si dovrebbe mai dimenticare che il corso Umberto è in realtà il letto di un Fiume! Ma come si fa a non guardare rapiti, passeggiando, le due Cattedrali che sono sempre state rivali e inducono ancora i passanti a chiedersi tra loro: "Ma secondo te qual è la più bella?". Seguono discussioni.

Il sistema della doppia Cattedrale.
La Cattedrale più bassa, dedicata a San Pietro, ha una scalinata scenografica recintata da pilastrini, su cui tante statue di Santi fanno la guardia. Di fronte, annidata in un vicolo, si trova la celebre cioccolateria di Bonajuto, che da più di un secolo è il luminoso punto di riferimento dei golosi Modicani (e non solo). Poco più avanti, appollaiata su una scalinata allietata da fiori, si slancia verso il cielo l'aristocratica silhouette della cattedrale di San Giorgio. Due Cattedrali concorrenti si trovano sia a Modica che a Ragusa: delle due, quella dalle forme più "calde" è la Cattedrale dei Plebei, l'altra, più raffinata, è da sempre la Chiesa dell'Aristocrazia. Quale delle due è la più importante? Le discussioni su questo punto sono state accesissime per secoli.

Non solo cioccolato.
Il corso Umberto non ha solo Bonajuto: sono decine i negozi che a Modica vendono dolci deliziosi, e vale la pena visitarli senza pensare troppo alla glicemia. Si raccomandano anche i bar con i tavolini sul marciapiede, perché lì si possono gustare due tipi diversi di delizie: i rustici da forno e i prodotti di gelateria. Per i primi, vorrei ricordare che i rustici sono il tradizionale cibo di strada locale: nasce dunque come cibo povero, economico, ma saporito e nutriente. In effetti, tuttora ci si può sfamare con meno di dieci euro mangiando piccoli capolavori del gusto come le arcinote arancine (mi raccomando, solo quelle al ragù sono tradizionali) o le meno note scacce (lasagne asciutte: al pomodoro e caciocavallo, al prezzemolo, alle melanzane, alla ricotta e cipolla, etc etc etc) i tomasini (piccoli pasticci ripieni di carne trita) e altre delizie celestiali. Per i prodotti da gelateria, invito caldamente chi legge a non fermarsi alle pur pregevolissime granite (ah, le granite di gelso!!!) ma sperimentare le cosiddette gremolate di frutta. Che cosa siano, non vale la pena scriverlo, vale il piacere di provarle.

Cosa vedere
La bellezza di questa Città non può essere apprezzata solo entrandoci dentro e guardandola dal suo punto più intimo, il Corso. Ci sono dei luoghi che permettono di coglierne la visione d'insieme con calma e soddisfazione. Si deve premettere che la vista migliore si godrebbe dall'altissimo ponte che scavalca uno dei suoi valloni, ma siccome lì è pericolosissimo distrarsi, va del tutto escluso questo punto di osservazione. Si possono passare momenti di delizia nel Pizzo Belvedere di Modica Alta, specie di sera, perché si gode una vista superba del centro cittadino e ci sono due panchine, di solito non affollate, che permettono di stare seduti per mezz'ora in contemplazione. Da un'altra prospettiva, nel fianco della collina dirimpettaia, c'è un posto dove si può mangiare e ascoltare musica in una sorta di teatro greco scavato nella roccia: la Hostaria della musica, da cui si può contemplare ipnotizzati la cattedrale di San Giorgio, che brilla tra le case come un orecchino d'oro nella vetrina di un gioielliere.

Dove posteggiare
In una Città simile, è assurdo pretendere di trovare posteggio nel corso. Esiste però un luogo dove si può trovare parcheggio abbastanza a colpo sicuro: si tratta del viale Medaglie d'Oro, che poi è uno dei bracci della doppia Y (quello di sudovest). Da lì, il corso è raggiungibile percorrendo duecento metri di strada pianeggiante.

Cosa fare a Modica.
Vedere la domenica di Pasqua la cosiddetta Madonna-vasa-vasa. Emozionante.
Cenare in un teatro Greco con la veduta della cattedrale di San Giorgio.
Comprare il cioccolato di Modica, a pacchi, per regalarlo agli amici.
Assaggiare i rustici, i gelati, le granite e la cremolata.
Vedere a Modica Alta il panorama dal Pizzo Belvedere.

Testi M.V.

Storia

Il nome di Modica.
Modica compare in un'orazione di Cicerone come Città vittima delle ruberie di un governatore Romano, il famigerato propretore Gaio Verre. Il nome della Città, all'epoca, era Motyka: si trattava di una Città Sicula che, come le sue sorelle Ragusa, Scicli e Noto, sorgeva su un cocuzzolo ben difeso e aveva intorno profonde vallate rocciose. I suoi abitanti, a giudicare dalle iscrizioni che ci sono arrivate, parlavano greco da più di mille anni quando arrivarono gli Arabi. Questi li convinsero, con le buone e con le cattive, a usare l'arabo come lingua principale.

Modica nel Medioevo.
Dopo la conquista Araba, subentra la riconquista Normanna: i nuovi padroni impongono il latino volgare, che da allora si evolve fino ai giorni nostri come dialetto Siciliano. Modica divenne sede di una Contea che comprendeva grosso modo l'attuale provincia di Ragusa. Le dinastie che si sono succedute nella guida della Contea (i Chiaromonte e i Cabrera) si sono distinte nei secoli per la buona amministrazione e la capacità di mantenere una certa autonomia rispetto al potere centrale. Il risultato, piuttosto insolito nella storia della Sicilia, è stato la formazione di un territorio molto ordinato e produttivo. La Contea, in tal modo, ebbe una durata lunghissima: dall'arrivo dei Normanni (undicesimo secolo) fino all'abolizione del sistema feudale, decretato dai Borboni nel 1812, passarono ben settecento anni. In quell'anno, la Contea divenne un semplice distretto amministrativo (l'equivalente della nostra provincia), mantenendo però Modica come capoluogo. Fu solo con l'arrivo del Fascismo che la città perse il ruolo di capoluogo, a favore della vicina Ragusa.

Il terremoto del 1693
L'11 gennaio 1693 uno dei terremoti più violenti della storia d'Italia rase al suolo la Città, uccidendo circa un quinto degli abitanti. La ricostruzione, nello stile tardo Barocco dell'epoca, ha riempito la Città di Chiese e Palazzi dalle forme fantasiose ma caratterizzate da un gusto uniforme. Il centro cittadino, che originariamente era arroccato su un cocuzzolo per motivi difensivi, si apre verso il fondo del fiume che scorre in fondo alla valle e occupa anche il pendio della collina antistante. Inizia un lungo processo di espansione edilizia, identico a quello di Ragusa, che ha portato la Modica attuale a occupare parte dell'altopiano che digrada verso il mare.

Testi M.V.

Provincia
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